I villaggi operai

Comunità industriale e sviluppo sociale

Con il termine “villaggio operaio” si suole indicare una struttura compiuta, autosufficiente e omogenea, una città-sociale in cui forme e spazi sono leggibili come una sorta di manifesto, di dichiarazione dell’industriale per il buon vivere della manodopera, un’area residenziale strettamente connessa a un’entità produttiva, dove le case e gli spazi del tempo libero sono di proprietà dell’impresa. Si edificarono in aree extraurbane, solitamente vicino ai corsi d’acqua per consentire allo stabilimento energia motrice. Sorsero in Europa tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, quando la società e l’economia subirono una profonda trasformazione. Per la prima volta l’agricoltura perdeva il posto di assoluto primato tenuto per millenni e le attività industriali conobbero un’espansione mai vista. Le città incominciarono ad assumere proporzioni gigantesche portando però alla ribalta problemi sociali non indifferenti: quartieri sovrappopolati, inquinamento, insufficienza dei servizi sociali, malattie. 

Le condizioni igieniche pubbliche e il problema delle abitazioni erano gli argomenti principali su cui si concentravano le attenzioni e le proposte di ingegneri igienisti, formati alla scuola di Charles Fourier e che si scontravano con le nuove impostazioni della società capitalista. Non si parlò più di casermoni, ma di casette a pianta quadrata a due piani, uni o bi familiari con orto da coltivare. Non più stanze piccole e malsane il cui costo esorbitante costringeva gli operai che non abitavano nelle vicinanze del posto di lavoro, a passare la notte nella stessa fabbrica, ma case il cui affitto era commisurato al salario, salubri e arieggiate.

I villaggi erano dotati di tutti i servizi

I villaggi erano dotati di tutto: dalla chiesa, fattore aggregativo importante, alla scuola con la sua funzione formativa, all’asilo per i figli delle lavoratrici, insieme anche a strutture e servizi ricreativi per i dipendenti, accanto al luogo di lavoro avevano lo scopo di rendere più spensierata la vita dell’operaio fuori dalla fabbrica.

Le donne potevano lavorare serenamente lasciando i figli ben custoditi, le casse di previdenza sollevavano l’imprenditore dall’assistenza in caso di incidenti, le attività extra lavorative regalavano autonomia e tranquillità al lavoratore. L’imprenditore si faceva carico del bisogno completo della sua manodopera, quasi fosse la comunità una grande famiglia in cui gli operai erano i figli e l’imprenditore il padre. Molti furono i villaggi operai che sorsero in Europa in quegli anni: Francia,  Belgio, Inghilterra, Scozia e Italia.

Villaggi operai

Partendo dal Leumann

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